Era tempo che volevo dedicare una copertina al Maestro Lovecraft e, ovviamente, al nostro famoso signorinello cosmico…(sarò incenerita per questo, vero?). La creatura in realtà non è raffigurata esattamente come il maestro insegna (non ci sono denti per ogni protuberanza ne occhi per ogni terrore) ma è anche vero che all’incubo non si comanda e c’è chi si accontenta di visioni distorte come qualche abominevole tentacolo e un sigillo misterioso protetto avidamente dalle forze oscure. D’altronde ho voluto associarlo di più all’abisso in senso stretto che alla perduta città sommersa di R’lyeh (ed ecco dunque la vicinanza all’octopus-kraken) perchè mi ha sempre catturata col suo fascino ancestrale. Immaginare cosa vi si possa celare (e quanto noi umani si abbia contribuito a nasconderci), quanto non ne sappiamo e cosa potremmo scoprire sulla Terra stessa.. è qualcosa di paragonabile solo alla spazio profondo e che dunque mi spalanca più porte della “Casa sull’Abisso”, giusto per rimanere in tema.
Apro una parentesi: cito -e riverisco- proprio questo libro di Hodgson perchè
è uno dei miei capisaldi (assieme ma ben più in alto di altri suoi classici come “I Pirati fantasma” e “Naufragio nell’ignoto“) e mi pregio di condividerne l’idea con Lovecraft stesso che, per l’appunto, ci si basò per creare il ciclo dei Miti di Chulhu. Insomma mica pizza e fichi. Ne grugniti di maiali nella notte.. sinistri rumori e finestre sbarrate, vento dolciastro, urla strazianti, tu che scruti dentro l’abisso, l’abisso che ti scruta dentro… o forse si?
Divago.
Dicevo.
Il notebook ha vere conchiglie ai quattro angoli che vogliono associarsi ai punti cardinali, coordinate, e quindi in qualche modo allo spazio e ai suoi allineamenti stellari da cui i Grandi Antichi come lui che ne è Sommo dormiente, provengono. Il sigillo ha una pietra di Turchese al suo interno (una fulgida speranza o l’occhio di Dio?) mentre i colori richiamano alla melma marina divorata dal marciume. La costola, vede invece scritta con mano celere e tremante la famosa litania «Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn», che significa «Nella sua dimora a R’lyeh il morto Cthulhu attende sognando».
Si racchiude così un mio primo approccio artistico all’imbarazzante situazione per noi umani. E direi che c’è poc’altro da aggiungere che non sia una domanda: “Ci avete capito qualcosa?”..perchè se non siete cultori del genere non vi piacerà ne coglierete le mie cervellotiche sfumature tattiche.
Insomma la colpa è vostra.
Il journal lo trovate in vendita nello SHOP mentre se vorrete dire la vostra basta un commento qui sotto. Ma prima che sia troppo tardi……..
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